Primi insediamenti
Storicamente i primi insediamenti interessanti il territorio comunale sono due: il porto Pirense e l’Abbazia, in origine dedicata a S. Pietro e successivamente a Santa Maria del Pero, che i Benedettini costruirono accanto al porto nel sito a loro assegnato dall’imperatore tedesco Ottone I nell’anno 958 d.C.
Si sono rinvenuti reperti in selce, strumenti ed un pugnaletto, del neolitico (5000 anni a.C.) e dell'eneolitico (4500-1800 anni a.C.).
Storia dell'Abbazia Benedettina
L'Abbazia di di Santa Maria del Pero è un'abbazia dei monaci benedettini del X secolo. Fondata dall’imperatore tedesco Ottone I che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato imperatore del Sacro Romano Impero. Dipendente dal Patriarcato di Aquileia, l'abbazia controllava tutti i territori tra i fiumi Piave e Vallio, fino alla Laguna Veneta. Il monastero, arricchito da donazioni e dotato di venti magazzini, fu coinvolto in conflitti di giurisdizione con il clero di Treviso ed Ezzelino da Romano.
Nel 1200 il complesso mutò il titolo di San Pietro con quello di Maria Assunta. Nel 1300 il monastero si stacca dal Patriarcato di Aquileia e si lega alla diocesi di Treviso.Nel Quattrocento i monaci erano per lo più appartenenti alla nobiltà veneta e ne sostenevano gli interessi. Tra il 1449 e il 1479 il monastero fu trasformato in commenda e gli edifici andarono in disuso, per poi risorgere quando passò alla congregazione Benedettina Cassinese di Santa Giustina di Padova, affidato all'abate di San Giorgio Maggiore di Venezia.
Nel 1489 la chiesa, paragonata per grandezza e bellezza al duomo di Treviso, fu restaurata e ingrandita con l'elevazione delle navate laterali permettendo così la creazione di un secondo piano di chiostro illuminato da bifore. Interventi e migliorie continuarono negli anni a seguire. Del 1604 gli affreschi del refettorio riportanti brani di vita benedettina. Vi si trovano raffigurati un paio di miracoli di San Benedetto e le Abbazie di: Montecassino, Praglia (PD) e Santa Giustina con Prato della Valle. Ed ancora nel 1621 un ulteriore abbellimento del complesso con la costruzione del portale marmoreo della chiesa e della sacrestia. Nel 1622 l'abate Cornelio Giroldi, detto Morendelio, ingrandì il chiostro mediano, che fu abbellito da pregevoli bassorilievi e affreschi. Nel 1710 si provvide alla costruzione della canonica e del Pozzo alla Veneziana nel chiostro romanico.
L'Abbazia continuò la sua attività sino alle soppressioni napoleoniche del 1797 conseguenti alla caduta della Serenissima. Incamerato dal Regio Demanio, l'edificio fu abbandonato e spogliato degli archivi e degli arredi, in particolare una pregevole tela del Carpaccio con San Giorgio che uccide il drago, che fu portata nel Monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia. Solo la chiesa rimase in funzione.Nel 1837, durante il dominio austriaco, il monastero e gran parte dei beni furono venduti alla famiglia Ninni, originaria della Grecia, la quale tuttora vi dimora. Il comune passò, con tutto il Veneto, al neonato Regno d'Italia. Alla fine dell'Ottocento la crisi dei prezzi, l'imposizione fiscale e il frazionamento fondiario determinarono una pesante crisi del mondo rurale. Di questo periodo sono da ricordare la costruzione accanto alla Chiesa della Sala della dottrina cristiana, (1907) la fondazione della Cassa rurale (1908), delle scuole e l'arrivo della corrente elettrica (1912).
La prima guerra mondiale
Durante il primo conflitto mondiale Monastier di Treviso visse drammaticamente gli eventi bellici, in particolare la battaglia del solstizio del giugno 1918. Il famoso scrittore Ernest Hemingway, giunto in paese in quei giorni per gestire il centro di soccorso della American Red Cross, ha magistralmente riportato nei suoi racconti quegli avvenimenti.
Il monastero divenne ospedale militare; un duro bombardamento austriaco distrusse quasi totalmente la chiesa di Monastier di Treviso e l'attigua Sala della dottrina sociale, ribattezzata Casa del soldato. Il campanile fu risparmiato dagli austriaci solo perché era utile come riferimento per aggiustare il tiro delle batterie. La località è descritta anche da Ernest Hemingway nei suoi racconti, che allora gestiva l'ospedale della Croce Rossa Americana allestito a Casa Botter. Nel 1923-27 la chiesa arcipretale viene ricostruita in stile neoromanico in località Fornaci, determinando lo spostamento del baricentro del paese in tale località. Le spese furono ingenti, tanto che nel 1934 la Banca d'Italia fece commissariare la Cassa rurale di Monastier, eccessivamente indebitata dai prestiti.
La seconda guerra mondiale
Il tributo in vite umane pagato dalla comunità monastierese fu, a fine conflitto, di 18 morti, ai quali si sommavano gli 11 dispersi sui fronti del Don, della Croazia o dell'Istria, anch'essi di fatto da ritenersi deceduti. Tra questi caduti Alessandro Moro che cadde in Russia e venne decorato della medaglia d'argento al Valore Militare.
Monastier di Treviso fù coinvolta nella resistenza partigiana contro i tedeschi e i fascisti: una delle azioni più significative messe in atto dal movimento partigiano fù l'incendio del municipio, avvenuto nella notte dal 22 al 23 ottobre 1944, distruggere le anagrafi, con l'intento di ostacolare ogni possibile azione repressiva verso i renitenti alla leva o verso coloro che l'8 settembre 1943 avevano gettato armi e divise, nascondendosi nelle campagne.
Dal dopoguerra ad oggi
Nel 1947 il parroco di Monastier di Treviso, Mons. Albino Schileo, riottiene per la chiesa la dignità abbaziale. Negli anni cinquanta vi fu una rilevante emigrazione della popolazione verso il Piemonte, la Lombardia ed i Paesi esteri. Dopo l'uragano del 1965 e l'alluvione del 1966 Monastier di Treviso è riuscita a reagire, divenendo una delle aree economiche più dinamiche e sviluppate della Marca e in essa ha sede la Banca di Monastier e del Sile.
La vita politica di Monastier di Treviso dal dopoguerra
La ripresa della vita politica dopo la Liberazione avvenne sotto la guida amministrativa del comune da parte di un comitato locale del C.L.N., presieduto da Luigi Mozzato, un partigiano non monastierese del Partito Comunista Italiano.
Affiancavano il sindaco Enrico Maschio, figlio di Gabriele (nominato l’8 maggio 1945) come assessori Emilio Moro, Giovanni Bastianon, Angelo Daniel, Vittorio Buosi, Antonio Mares, Palmira Scardellato, Armando Stefani, Arrigno Nichele e Giovanni Aleotti.
La giunta provvisoria rimase in carica dal 30 giugno al 14 luglio, allorché entrò in funzione quella composta dagli assessori Camillo Vicino, Aldo Peloso, Emilio Lava, Ernesto Montagner, Palmira Adriana Scardellato e Bruno Graziani. Un nuovo rimpasto del 28 luglio vide Sindaco Luigi Mozzato, assessori Vittorio Conte, Emilio Moro, Angelo Daniel, Vittorio Buosi, Antonio Mares, Armando Stefani e Arrigo Nichele. Anche questa compagine ebbe breve vita e dal 18 agosto, con il nuovo sindaco Emilio Moro e col pro-sindaco Mario Bello, cambiò parzialmente anche la compagine, che poi verrà nuovamente rivista a partire dal 26 febbraio 1946, arrivando ad avere quindici componenti.
- Nel 7 aprile 1946 venne confermato sindaco Emilio Moro
- dal 1947 al 1951 Camillo Vicino
- dal 1951 al 1956 Armando Stefani
- dal 1956 al 1975 Adelio Pavanello
- dal 1975 al 1985 Giuseppe Fiorotto
- dal 1985 al 1990 Camillo Vicino
- dal 1990 al 1995 Paolo Pavanello
- dal 1995 al 2004 Michele Graziani
- dal 2004 al 2014 Salvatore Lo Stimolo
- dal 2014 Moro Paola